Il cuore grande delle ragazze, Pupi Avati: “Un piccolo affresco della cultura contadina”

di La Redazione

Pupi Avati parla de Il cuore grande delle ragazze in un’intervista rilasciata a Il corriere della sera. Il regista spiega la partecipazione del suo nuovo film al Festival di Roma 2011:

Non mi ero proposto e non ero stato mai rifiutato. Ha una qualità propria, è un festival che si rivolge a una platea un po’ meno cinefila e la collocazione temporale è giusta. Il prostrarsi dell’estate ha fatto si che i film della Mostra di Venezia siano stati un disastro al botteghino.

A proposito del film dice:

Si ride molto, con risate anche facili, dovremmo allargare il nostro target che è diventato un po’ anziano. Il distributore francese dice che ricorda lo Scola migliore. Le situazioni più paradossali rispecchiano la realtà, ricostruiscono meglio gli eventi. Il fatto che un uomo, la prima notte di nozze, vada a letto con la cameriera dell’hotel … E’ un po’ la storia dei miei nonni materni, un piccolo affresco della cultura contadina, è il matrimonio di quel mondo lì, da cui provengo, sono cresciuto in campagna per motivi bellici. E’ una storia semplice.

La pellicola, è costata solo due milioni e mezzo di euro, nonostante sia un film in costume: Avati rivela di aver risparmiato, non solo grazie al cast limitato, ma anche per la generosità della città ospitante, Fermo:

Abbiamo scoperto nei marchigiani l’Emilia che ci ospitava 30 anni fa. A Fermo il cinema è una novità, sono stati di una generosità assoluta, ospitalità, location, catering, tutto gratis.

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