Esce “Sangue”, ritratto personale dell’Italia degli anni di piombo

Esce venerdì nelle sale il film di Pippo Delbono, Sangue. Presentata all’ultimo Festival di Locarno, la pellicola racconta le vicende che hanno messo in ginocchio il Paese negli anni 70’ attraverso la “voce” di Giovanni Senzani, ex terrorista  ritenuto responsabile del rapimento e uccisione di Roberto Peci, fratello di Patrizio Peci primo brigatista ad essersi pentito.

La stampa ha condannato in maniera compatta la scelta del regista. Ma nelle intenzioni di Delbono non c’è la volontà di trovare ragioni o spiegazioni. Lui stesso ha commentato le polemiche:

“Non mi interessa essere corretto: sono un’artista e voglio essere libero di guardare “il mostro”

Nel film il regista incontra il terrorista negli ultimi giorni di vita di sua madre, gli stessi in cui viene a mancare la moglie di Senzano, e da quei giorni inizia il racconto feroce della più triste pagina della storia italiana. La regia di Pippo è asciutta e quasi documentaristica, le riprese sono state fatte con cellulari o piccole videocamere.

Il regista teatrale che ha già all’attivo quattro lungometraggi deve difendersi dalle accuse che gli vengono volte non solo dai parenti delle vittime, ma anche dai parlamentari italiani del Pdl che hanno presentato un’interrogazione parlamentare sul contributo della Rai al film.

Ma Delbono continua la sua linea attribuendosi il ruolo di cronista asettico, che ha voluto riportare all’attenzione più che il valore storico dell’avvenimento del rapimento, quello umano dell’uccisione di un individuo.

Come si può arrivare a fare un gesto del genere? Questo è l’interrogativo che si pone. Nessuna assoluzione.

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