“Accattone”, la cruda realtà secondo Pasolini

di La Redazione

Morire con tutto l’oro addosso, dopo aver vissuto una vita apparentemente vuota in un luogo che poco si allontana dall’idea di ghetto. E poi, ritrovarsi a distanza di anni, a rivivere questi luoghi e queste immagini, sapendo di quanto siano importanti per generazioni e generazioni.

Sapendo che chi le filmò era un personaggio indimenticabile, portatore sano di una cultura che cambiò il modo di pensare e di vivere, di assorbire l’esterno, a molti italiani: Pier Paolo Pasolini.

Accattone” è un’opera che rappresenta in pieno la poetica dell’autore. Nessun filtro tra realtà e finzione. Nessuno sconto. Sullo schermo ci finisce quello che, realmente, “è”.

Così, il film è la storia di un ragazzo sbandato, Accattone, che conduce una esistenza piatta all’interno delle borgate romane.

Al suo fianco c’è una donna che pensa a mantenerlo facendo la prostituta. Quando lei viene arrestata e Accattone si vede privato del suo sostentamento, va in cerca della moglie, abbandonata tempo prima con un figlioletto; respinto da lei trova solidarietà in una ragazza “pulita”.

“Accattone” è il film d’esordio del regista-poeta, ed è un capolavoro.

Contiene indelebili storie di vita. Storie di tutti i giorni, facce anonime. Contiene la cruda realtà e non se ne priva neanche per un minuto.

 

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