Mi chiamo Rashid, sono italiano e faccio il regista

di La Redazione

Firenze, 1985. Nasce Haider Rashid, figlio di padre iracheno e di madre italiana. Rashid è nato in Italia, è italiano, ma anche lui tutti i giorni si deve confrontare con una doppia identità, una doppia patria, da un lato l’Italia, dove è nato e cresciuto, dall’altra l’Iraq, che non ha mai visto e che conosce solo dai racconti del padre.

Rashid ha un sogno: vuole fare il regista. E quale miglior modo di realizzare un sogno se non quello di iniziare a raccontare la sua esperienza?

 E così Rashid va a studiare a Londra. Ma alle lezioni teoriche preferisce il lavoro sul campo e inizia, da lì a breve, a lavorare al documentario Between Two Lands che affronta le storie della seconda generazione di esiliati iracheni di Londra.

Poi dal documentario passa a raccontare le storie degli immigrati e dei figli degli immigrati nel suo primo lungometraggio, Tangled Up in Blue, che sancisce anche la prima co-produzione italo-irachena per un film. Ottimo riscontro di pubblico in Gran Bretagna e di critica in tutto il mondo. Il film ha partecipato ad innumerevoli festival ricevendo sempre il plauso delle giurie.

Poi arriva il secondo lungometraggio per Haider Rashid. E’ All Roads Lead to Music, durante il quale segue un gruppo di musicisti internazionali durante la creazione del gruppo The Silence Project. Variety lo ha definito come un lavoro “splendidamente e magistralmente costruito”.

Un riconoscimento di un certo spessore che ha dato a Haider Rashid lo slancio per tornare a parlare di immigrazione e di tutti i figli di immigrati che si trovano quotidianamente alle prese con la legge, la burocrazia e le difficoltà di una vita divisa in due, a metà tra una patria legittima che non li riconosce e quella storica che conoscono solo da lontano.

Tutto questo è in Sta per piovere, il terzo lungometraggio di Haider Rashid che sarà nelle sale italiane a partire dal prossimo 9 maggio.

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