Gabriele Salvatores tra epica e costume

di La Redazione

Gabriele Salvatores è pronto per uscire nelle sale italiane con il suo nuovo lavoro Educazione Siberiana.

Nelle sale dal 28 febbraio, il film è tratto dal best seller omonimo, scritto in italiano, dello scrittore russo Nicolai Lilin  (edito da Einaudi). Un libro di grande successo che è stato tradotto in 14 lingue e che ora, grazie all’opera titanica di Salvatores, è diventato anche un film.

Prodotto da Cattleya e con Rai Cinema, Educazione Siberiana racconta un periodo molto particolare della storia contemporanea, che cade proprio al centro della narrazione: la caduta del muro di Berlino e il conseguente cambiamento epocale che ha coinvolto non solo i popoli più vicini ai paesi protagonisti degli accadimenti storici, ma anche alla situazione politica e sociale del mondo intero.

Salvatores si è voluto, quindi, confrontare non solo con una storia umana, quella dei protagonisti della pellicola, quei ragazzi che crescono all’interno di una comunità che li porta ad essere dei criminali (per quanto onesti, come loro stessi amano definirsi, rimangono pur sempre dei criminali), ma ne fa il pretesto per raggiungere due obiettivi più ampi.

Da un lato, infatti, Educazione Siberiana racconta di un microcosmo che, staccato dal suo contesto contingente, diventa metafora di vita universale, e, dall’altro, il film è una sorta di racconto epico

l’eroica e disperata resistenza dei discendenti dei guerrieri Urca, originari abitanti delle grandi foreste siberiane, all’invasione del consumismo e della globalizzazione. E, soprattutto, la storia di un gruppo di ragazzi che affronta uno dei problemi più complessi della nostra vita: il diventare adulti.

Educazione Siberiana rappresenta una novità nell’universo cinematografico di Gabriele Salvatores. Orfano dei suoi attori feticcio, Salvatores si confronta con un cast internazionale e crea, per la prima volta, una pellicola in costume.

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