Cinema e Slow Food insieme alla Berlinale

di La Redazione

I tempi che corrono sono veloci e mettono ansia. Pochi sono i momenti rimasti per assaporare la vita: uno di questi è il cinema, l’altro è la buona cucina.

Nasce sotto queste premesse la lenta rivoluzione che porta il nome di ‘Slow Food Story’. Sono ormai venticinque anni che se ne parla, con l’obiettivo di difendere il diritto al piacere. Se volete con la stessa rivoluzione potete difendere altri diritti, come quello al godimento di un cinema di qualità.

Non è un caso, infatti, che da questa teoria così illuminante partorita dall’infinita mente di Carlo ‘Carlin‘ Petrini, sia nato un film: “Slow Food Story” , diretto da Stefano Sardo.

Sarà presentato il prossimo 12 febbraio presso il Festival di Berlino all’interno della sezione Kulinarisches Kino, dedicata al cinema e cibo.

Slow Food Story”  affonda le sue radici nel lontano 1986, anno in qui il buon ‘Carlìn’ fondò l’associazione gastronomica ArciGola, per poi lanciare nell’89 a Parigi lo “Slow Food”. Di cosa si trattava? Allora come oggi si parlava di un grande movimento internazionale nato come Resistenza al fast food.

Pur non avendo mai abbandonato Bra, la sua cittadina di 27mila abitanti, Petrini ha dato vita ad una realtà presente oggi in 150 Paesi, tutti sotto la bandiera di un cibo “buono, pulito e giusto”.

Dalla tavola alla pellicola

Tutto ciò confluisce ora in un film. “Slow Food Story”  è la storia di un gruppo di amici di provincia: marachelle, passioni politiche, tradizioni agricole, rituali tramandati da antichi contadini, bevute e viaggi in compagnia, scommesse vinte e battaglie perse ma vissute sempre con la consueta ironia presente nel Dna dei protagonisti, rivivono nelle immagini di questo film .

Una storia che ci dimostra ancora una volta che le più importanti esperienze culturali scaturiscono da un approccio divertito e spontaneo alla vita.

Così, “Slow Food Story” diventa la storia di un gruppetto di persone che un giorno decidono di fare una scommessa: lo fanno alla luce di un periodo di cambiamento culturale.

Cambiava, nel periodo in cui il film è ambientato, il modo di rapportarsi al cibo. Cambiava, se volete, anche il modo di prendere a morsi la vita. I morsi diventavano sempre più grandi, e il tempo per sedersi a tavola diminuiva sempre di più. ,

“Slow Food Story” è, in fondo, la storia dei nostri zii. Strano da dire eh? Solitamente i film parlano delle storie dei nostri padri, o al più dei nostri nonni. Questa invece è la storia di qualche parente leggermente più lontano ma più vicino a noi in termini di spiritualità.

Uno su tutti? Colui che partendo (anzi, restando) in un piccolo paesino, ha capito lo spirito di 27 Paesi: Carlin.

 

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