Da Cannes alle sale: “La pazza gioia” di Paolo Virzì è un elogio della follia

di La Redazione

Si tratta della sua prima volta a Cannes. E sarà un esordio in grande stile, per certi versi sulla falsa riga dell’opera più famosa di Erasmo da Rotterdam (Elogio della follia). Verrà presentato domani e poi esordirà in ben 400 sale italiane.

Il regista, nato come titolare delle trame nelle commedie firmate Cecchi Gori, accoglie l’importante invito e descrive la sua pellicola come una sorta di piccolo e meraviglioso viaggio nella salute mentale. Non facciamoci ingannare dagli slogan, perché questo film ‘nasconde’ e racchiude molto altro.

Selezionato alla Quinzaine des Realisateurs – “accanto al “monumento” Bellocchio e al “nostro studente ”Giovannesi” come si diverte a definirli il regista livornese – il nuovo film di Paolo Virzì percorre le orme del disturbo psichico mediante le geografie mentalmente parallele di due donne affette da psicopatologie, entrambe ospiti di una struttura terapeutica nella campagna pistoiese.

Nel film troviamo Beatrice (interpretata da una una sempre più straordinaria Valeria Bruni Tedeschi) che è una bipolare chiacchierona, compulsiva e megalomane. Poi c’è Donatella (un’efficace Micaela Ramazzotti), affetta da depressione maggiore: l’esatto opposto. Le due donne sono diversamente fragili, ugualmente umane, comunque in qualche modo felici o consapevoli di come va il mondo. Ed è proprio sulla felicità che danza con delicatezza il film di Virzì.

Beatrice e Donatella saranno capaci di instaurare un’amicizia complice fatta di codici misteriosi e che trova la sua espressione più plateale in una fuga dalla comunità. Senza premeditazioni ma del tutto improvvisata, la loro sgangherata “gita” nel mondo dei sani permette loro – e al pubblico – di riaffacciarsi sulle persone e le situazioni che tante ferite hanno inciso nelle loro vite.

 

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