Benvenuto Presidente!, tempismo perfetto ma manca il bersaglio

di La Redazione

Tempismo perfetto per il nuovo film di Riccardo Milani Benvenuto Presidente!. In questo clima di grande incertezza politica, in un paese che, ad un mese dalle elezioni, ancora non ha un governo, Milani e il poliedrico Bisio portano sullo schermo una commedia divertente ma che pone allo spettatore anche una serie di interessanti spunti di riflessione.

La trama di Benvenuto Presidente! è molto semplice: un uomo semplice e ingenuo viene eletto Presidente della Repubblica e, invece di rifiutare la carica, si impegna a diventare quello che non è e porta avanti il suo impegno istituzionale, nonostante saranno in molti a cercare ogni occasione per farlo fuori.

La pellicola di Riccardo Milani è, senza dubbio, una commedia ben riuscita, soprattutto perché si avvale della partecipazione di Fabio Bonifacci, prolifico sceneggiatore reduce da importanti successi, e, soprattutto, di Claudio Bisio che, nella sua enorme bravura, riesce a tenere in piedi, praticamente da solo, se non fosse per l’aiuto che arriva da due comprimari di spicco quali sono Beppe FiorelloKasia Smutniak, tutto l’impianto narrativo della pellicola.

Benvenuto Presidente!, che si può ricollegare ad una serie di film che hanno trattato lo stesso argomento (solo per citarne alcuni Una Poltrona per dueDave – Presidente per un giorno) ha un approccio particolare al tema, ponendo tutta la narrazione in una atmosfera surreale, al limite del fiabesco, alla quale affianca, però, anche un intento di rappresentazione grottesca della politica italiana.

Punto di forza della pellicola, come si percepisce fin dall’inizio, l’intento di portare l’argomento politica a livello umano, il livello della gente comune, quella che di politica non si intende ma che ne riconosce l’importanza e soprattutto la sua degenerazione degli ultimi decenni.

Ma è proprio in questo che poi Benvenuto Presidente! si perde. L’approccio del regista e dello sceneggiatore potevano portare un rilevante valore aggiunto alla pellicola, che ne avrebbe guadagnato in qualità e in originalità, ma poi il film si trasforma in una serie di situazioni comiche troppo scontate e troppo prevedibili.

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