Oggi sarebbero stati 60

di La Redazione

Oggi Massimo Troisi avrebbe compiuto sessant’anni. Sì, se la morte non lo avesse colpito poche ore dopo la conclusione delle riprese del suo film più bello, quello che si potrebbe considerare come il suo testamento morale, Il postino.

Una morte che lo porta via nel sonno, a casa della sorella, il 4 giugno del 1994. La causa? Un cuore ormai stremato dalla fatica, una malattia che Massimo Troisi si è portato dietro fin da giovanissimo ma alla quale lui non ha mai voluto cedere. La sua vita era il cinema, dietro e davanti alla macchina da presa, e ha preferito usare tutte le sue forze per completare un film piuttosto che cercare di salvarsi la vita.

Sì, perché Massimo Troisi avrebbe dovuto operarsi alla valvola mitrale, per la seconda volta nella sua vita, negli Stati Uniti, ma urgeva l’inizio delle riprese de Il Postino, film capolavoro del quale, oltre ad essere protagonista, è anche sceneggiatore. Un film che doveva essere fatto con il cuore, con il suo cuore.

Era questo che Massimo Troisi diceva a tutti coloro che gli consigliavano di operarsi prima di iniziare a girare, ma se un attore non ha cuore, non può fare l’attore, tanto meno aspirare ad essere un attore come Massimo Troisi.

Massimo Troisi è un capitolo a parte della storia del cinema italiano. Già dai suoi esordi i critici lo hanno accolto come il salvatore del cinema italiano, con il successo che lo ha travolto subito, appena uscito il suo primo lavoro Ricomincio da tre. Film dei record, che ha aperto la strada ad una carriera ricca ma affrontata con calma, senza pensare a sfornare un film all’anno, ma solo a fare un cinema onesto, sincero e di qualità.

Si potrebbe parlare ancora per ore della figura e dell’importanza che Massimo Troisi ha rappresentato per il cinema italiano, ma ogni parola sembra essere superflua e inutile a colmare il vuoto che ha lasciato. Lasciamo parlare Roberto Benigni, con la poesia che dedicò all’amico scomparso troppo presto:

Non so cosa teneva “dint’a capa”,
intelligente, generoso, scaltro,
per lui non vale il detto che è del Papa,
morto un Troisi non se ne fa un altro.
Morto Troisi muore la segreta
arte di quella dolce tarantella,
ciò che Moravia disse del Poeta
io lo ridico per un Pulcinella.
La gioia di bagnarsi in quel diluvio
di “jamm, o’ saccio, ‘naggia, oilloc, azz!”
era come parlare col Vesuvio, era come ascoltare del buon Jazz.
“Non si capisce”, urlavano sicuri,
“questo Troisi se ne resti al Sud!”
Adesso lo capiscono i canguri,
gli Indiani e i miliardari di Holliwood!
Con lui ho capito tutta la bellezza
di Napoli, la gente, il suo destino,
e non m’ha mai parlato della pizza,
e non m’ha mai suonato il mandolino.
O Massimino io ti tengo in serbo
fra ciò che il mondo dona di più caro,
ha fatto più miracoli il tuo verbo

 

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