Riso amaro, l’Italia rurale del dopoguerra

di La Redazione

L’Italia del dopoguerra, rurale, speranzosa di uscire dal buio di quegli anni difficili, è stato il terreno di numerose rivisitazioni socio-cinematografiche. Ne sono venuti fuori dei veri e propri capolavori, in virtù di attori indimenticabili e di storie che prendono spunto da una realtà tutt’altro che noiosa.

Uno di questi film, uno dei più belli, è senza dubbio “Riso amaro“. Un dramma che racconta la Penisola in maniera perfetta, grazie anche ad interpreti perfettamente calati nei loro ruoli. Interpreti come Vittorio Gassman e Silvana Mangano. Indimenticabile il suo fascino in “Riso amaro”.

La storia è quella di Francesca, una cameriera d’albergo che su istigazione del fidanzato Walter ruba una collana e scappa. Sul treno si mescola alle mondine e la sera proprio una di queste, Silvana (Silvana Mangano), gliela ruba. A quel punto arriva Walter che capisce subito come andranno a finire le cose e corteggia Silvana.

Per molti, la Mangano rappresentò l’equivalente italiano di Marylin Monroe. Una diva, una vamp, un sex symbol. Non è un caso che nell’immaginario erotico dell’epoca la scena di Silvana Mangano vestita da mondina con le calze a rete nell’acqua sia considerata un must see. Oggi, nel paesino piemontese di Legro D’Orta vi è un enorme murales che ritrae, appunto, la Mangano in acqua nella celebre scena del film.

“Riso amaro” rappresenta inoltre l’esordio nella colonna sonora di Goffredo Petrassi (realizzata con Armando Trovajoli). Una Nominations al Premio Oscar.

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