Un borghese piccolo piccolo, recensione

di La Redazione

 

Si è detto tutto su Alberto Sordi. Sui suoi occhi, sulla sua capacità di farsi nel bene e nel male portavoce di una società. Di un popolo. Testimone di una ‘romanità’ che rimane indelebile. Una delle sue migliori interpretazioni? Sicuramente quella offerta ne “Un borghese piccolo piccolo“.

Il motivo è presto detto: Sordi, tramite il ritratto di un modesto impiegato con ambizioni altissime, offre il ritratto di un’intera società. Arrivista, cinica, ignorante e volenterosa.

Un ritratto, quello contemplato ne “Un borghese piccolo piccolo”, che lascia un sorriso amaro sul volto degli spettatori che molti anni dopo sono ancora affascinati da questo grande classico.

Quello che colpisce di Sordi in questo film è la sua interpretazione del sentimento di “imprevedibilità”. Da padre amorevole a feroce assassino, da onesto impiegato ad ‘arrampicatore sociale’, l’Albertone nazionale riveste ogni lato del carattere del suo personaggio come solo lui sa fare.

Per la cronaca il suo personaggio è Giovanni Vivaldi. Giovanni ha lavorato una vita all’interno del ministero, sempre come impiegatuccio modesto. Tutte le sue speranze, le sue ambizioni, i suoi sogni, li ha trasferiti sul figlio Mario (interpretato magistralmente da Vincenzo Crocitti). Mario ha preso il diploma di ragioniere. Giovanni vuole fortemente che Mario prenda il suo posto.

Il comportamento di Giovanni nei confronti di Mario è, da un punto di vista psicologico, soffocante. Quasi come se (cosa che accade spesso in molte famiglie nel rapporto tra padri e figli e tra madri e figlie), Mario fosse una sua proiezione. Una sua ‘seconda chance’. L’amore paterno, spesso e volentieri, sfocia nell’egoismo.

Giovanni cerca di inserire Mario nel ministero per vie traverse. Si rivolge al suo superiore, il dottor Spaziani, che consiglia a Vivaldi di entrar a far parte della loggia massonica al quale appartiene. Entrando in Massoneria, società descritta in maniera scanzonata e grottesca nel film, Giovanni vedrebbe di colpo moltissime porte aprirsi senza il minimo sforzo. Basta, solo, ‘incappucciarsi’.

Il giorno del concorso per l’entrata nel ministero, però, Mario viene ucciso proprio sotto gli occhi di Giovanni. La vita di quest’ultimo e di sua moglie cambia, radicalmente. Diventa una ricerca dell’assassino. “Un borghese piccolo piccolo” diventa a tutti gli effetti il feroce ritratto di un uomo assalito dai suoi sensi di colpa che ha prova a espiare giurando vendetta. Una vendetta del tutto privata e personale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>