Amici miei, la pagina finale della commedia all’italiana

di La Redazione

Questa è la storia meravigliosa di cinque amici inseparabili che hanno un dono prezioso: quello di sapersi divertire. A volte con ‘poco’, a volte no. In ogni caso, sempre con delle trovate geniali.

Loro sono il Perozzi (Noiret), il Melandri (Moschin), il Conte Mascetti (Tognazzi), il Necchi (Del Prete) e il Sassaroli (Celi). Loro sono “Amici miei“.

Amici per la pelle, che ogni tanto lasciano la routine per organizzare una delle loro “zingarate“. Avventure che si svolgono nei pressi di Firenze e che hanno un solo motto: “si parte, ma non si sa quando e come si torna”.

I cinque si conoscono per caso. D’altronde, provengono da diverse estrazioni sociali. Tra di loro c’è il giornalista Perozzi, interpretato da un sensazionale Philip Noiret, dedito al lavoro e a tenere a bada le ansie di suo figlio.

Poi c’è il ‘Conte’ Lello Mascetti. Probabilmente il miglior personaggio del grande e indimenticabile Ugo Tognazzi. Il Conte è un povero che non chiede la carità, e che ama divertirsi malgrado le condizioni degradanti in cui vive con la sua famiglia.

Con loro ci sono l’architetto Melandri e il Necchi, gestore di un bar a conduzione familiare.

Al quartetto si aggiunge ben presto lo stimatissimo medico Sassaroli. Quest’ultimo conosce i quattro quando questi, a seguito di un incidente, vengono ricoverati nella sua clinica. Il quartetto diventa un quintetto formidabile.

Le scene memorabili del film sono note ai più: gli schiaffi ai passeggeri del treno in partenza, i terribili scherzi al pensionato Righi sono probabilmente le sequenze più famose. Sequenze che hanno fatto storia, insieme alla ormai nota “Supercazzola” inventata da Mascetti/Tognazzi.

Difficile non affermare che “Amici miei”, il primo di una saga di tre film, non sia un autentico capolavoro. A concepirlo fu Pietro Germi, ma a seguito della sua scomparsa prematura per una cirrosi epatica proprio poco prima dell’inizio delle riprese, fu il suo collega e amico Mario Monicelli a prenderlo in consegna. Nel 1976 il film vinse il David Di Donatello. Ma il premio più grande è quello di essere rimasto impresso nella mente di tutti come uno dei più grandi successi cinematografici della storia italiana. Un successo senza precedenti.

Non avrebbe potuto essere altrimenti. “Amici miei”, diretto da un sensazionale Monicelli (che naturalmente dedicherà il film al suo grande amico e mentore Germi), gode della presenza di alcune tra le migliori maschere della commedia all’italiana.

 

 

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