Torino Film Festival a rischio, mancano i fondi

di La Redazione

Tra i Festival italiani di cinema più importanti, unanimemente considerato secondo solo al Festival di Venezia, il Torino Film Festival potrebbe chiudere i battenti dopo altre 30 anni di onorata attività.

Lo dice il suo direttore Paolo Virzì che garantisce per l’edizione di quest’anno ma non si sbilancia sul futuro del Festival.

 

Il Direttore Virzì era in Comune a discutere con l’amministrazione comunale della prossima edizione del TFF. Un’edizione che soffre, più degli anni precedenti, della crisi economica e culturale che sta portando sempre meno fondi a disposizione della cultura: i fondi che arrivano solitamente da Roma quest’anno non ci saranno e quelli previsti dalla Regione e dal Comune sono sempre più bassi e, soprattutto, a rischio.

Anche se il direttore ha esplicitamente detto di non essere responsabile della parte economica della rassegna, non ha potuto comunque negare l’apprensione per questa edizione del TFF e ancor più per le prossime. Il problema più grande è che lo sponsor su cui tutti puntavano, la Swatch, non si è fatta viva, e molto probabilmente non lo farà neanche in futuro.

I conti del Torino Film Festival sono in una situazione drammatica e quelli del Museo del Cinema, forse, stanno ancora peggio. Un problema, però, che non tocca puramente la questione economica: qui c’è in ballo un problema di ‘conflitto di interessi’:

Visti i conti del Torino Film Festival – ha commentato Maurizio Marrone capogruppo di Fratelli d’Italia – c’è solo una conclusione obbligatoria. Una delle gambe su cui si regge la nuova vocazione cultural-turistica di Torino, ovvero il cinema comincia a zoppicare: ad aggravare la situazione si aggiunge lo stallo in cui versa il Museo Nazionale del Cinema, con un direttore come Alberto Barbera evidentemente più presente a Venezia che a casa nostra.

Torino non può più permettersi i capricci di primedonne che si dedicano alla città part-time per bramosìa di incarichi prestigiosi: Barbera decida tra la direzione del Museo Nazionale del Cinema e quella della Mostra di Venezia oppure sarà la Sala Rossa a sottoporgli il problema attraverso una mozione.

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