TFF 33: cosa racconta Tragica alba a Dongo

di La Redazione

Il Museo Nazionale del Cinema presenta in anteprima al Torino Film Festival, nella sezione Festa Mobile, il restauro del film Tragica alba a Dongo di Vittorio Crucillà (Italia 1950, 37’), il cortometraggio entrato a far parte della storia del cinema come “il film che non era mai stato visto da nessuno”.

Girato nel 1950 dal giornalista milanese Vittorio Crucillà con una troupe di attori non professionisti (molti dei quali erano stati presenti agli avvenimenti reali), il film ricostruisce con rigorosa semplicità le ultime ore di Benito Mussolini e Clara Petacci, dal tentativo di fuga in Svizzera alla cattura, l’ultima notte e la fucilazione.

Questa la trama:

La guerra è finita. La voce di Vittorio Crucillà contestualizza gli eventi nel filmato che ricostruisce le ultime ore di Benito Mussolini. Mussolini viene catturato a Dongo da una brigata partigiana mentre tenta di passare il confine travestito da soldato tedesco. Raggiunto da Clara Petacci, viene portato a trascorrere la notte nella casa di una coppia di contadini. Per impedirne il riconoscimento i partigiani gli hanno bendato il capo, ma la signora De Maria scopre la vera identità del prigioniero. All’alba Mussolini e la Petacci – mai inquadrati in volto, se non fugacemente – vengono trasferiti in un luogo isolato e fucilati; dopo questa esecuzione, sarà la volta di diversi gerarchi fascisti. Questa produzione semiamatoriale – con un audio non privo di imperfezioni e immagini talvolta sfocate, buie o polverose – realizzata in soli quattro mesi a pochissimi anni di distanza dalla morte del Duce venne subito bloccata dalla censura e mai distribuita.

La pellicola sembrava ormai scomparsa, fatta eccezione per una proiezione alla fine degli anni Ottanta (Zanolla presentò il film alla 7a edizione Festival Internazionale Cinema Giovani) e la circolazione tra amatori di un riversamento in bassa definizione. Il recente ritrovamento di una copia d’epoca 35mm affidata al Museo del Cinema dalla Famiglia Paternò Pelos e il restauro conservativo realizzato dal Museo presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata sollevano il velo da Tragica alba a Dongo, che torna in anteprima alla 32a edizione del Torino Film Festival per narrare al pubblico con rigorosa semplicità la sua storia.

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