Sta per piovere e il dramma degli italiani di seconda generazione

di La Redazione

Una produzione ad otto mani per Sta per piovere che vede coinvolti Italia, Iraq, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti, una pellicola che ci racconta una storia toccante e molto più frequente di quanto non si pensi.

La storia è quella di Said, figlio di algerini ma nato in Italia che si trova, improvvisamente, a dover abbandonare il suo paese perché, quella che dovrebbe essere la sua patria, non lo riconosce come un suo figlio.

Il regista di questo film, girato in sei settimane a Firenze, è Haider Rashid. Figlio di padre iracheno e madre italiana conosce molto bene la situazione alla base del suo film: la situazione di quei ragazzi italiani che, per un motivo o per l’altro, si trovano a doversi sentire comunque degli stranieri perché la legge non permette loro di essere a tutti gli effetti dei cittadini italiani nonostante è in Italia che sono nati e cresciuti.

E’ ciò che  accade a Said, giovane sicuro ed ambizioso, che, dopo la perdita del lavoro del padre, si vede negare, per sé e per la sua famiglia, il rinnovo del permesso di soggiorno e riceve un decreto di espulsione.

La vita di Said prende improvvisamente una piega scura: l’Italia, il Paese che ha considerato sempre suo, appare ora come un muro di gomma che lo spinge a ‘tornare a casa’, in Algeria, luogo che lui non ha neanche mai visitato.

Avvocati, sindacati, stampa e tutti coloro che possono cercare di portare l’attenzione su un problema concreto e sempre più presente nella società italiana saranno i compagni di viaggio di Said, un viaggio che lo porterà attraverso i meandri di una burocrazia legislativa retrograda e alla riconsiderazione della sua identità – riflettendo su un dilemma profondo: rimanere in Italia clandestinamente o partire per l’Algeria con la sua famiglia, aiutandola a ricostruirsi una vita nel Paese che ha lasciato trent’anni fa?

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