La migliore offerta: Tornatore parla del suo film, di crisi e cinema d’autore

di La Redazione

La migliore offerta, il nuovo film di Giuseppe Tornatore dal cast internazionale inaugurerà il 2013 uscendo nelle sale in 350 copie il prossimo 1° gennaio. Tornatore coglie l’occasione della presentazione del suo film per parlare a tutto campo della crisi degli incassi e di un cinema d’autore troppo spesso autoreferenziale e che invece potrebbe, secondo il regista, rivolgersi ad un pubblico più ampio.

La migliore offerta racconta di Virgil Oldman (Geoffrey Rush) un eccentrico e geniale esperto d’arte, apprezzato e conosciuto in tutto il mondo prigioniero di una vita che scorre ben al riparo dai sentimenti, almeno fin quando una donna misteriosa (Sylvia Hoeks) lo invita nella sua villa per effettuare una valutazione. Quell’incontro sarà l’inizio di un rapporto che sconvolgerà per sempre la vita dell’uomo.

Tornatore parla del suo film come di “una storia d’amore improbabile“:

Volevo realizzare una storia d’amore improbabile e quindi altamente verosimile, raccontando l’incontro di due ossessioni….da una parte c’è un uomo ossessionato dall’altro sesso, incapace di provare emozioni che non siano quelle codificate della forma e della bellezza artistica; un uomo insomma che per tutta la vita si è tenuto alla larga dalla complessità delle emozioni, rifuggendole completamente. Tanto che non riesce a dare del tu nemmeno al suo assistente (Jim Sturgess) e dall’altra c’è una donna che ha questa fobia per i grandi spazi, che non riesce a vivere fuori della propria casa e che quindi vive come barricata dentro un universo ristretto e protetto.

(nella foto da sinistra il maestro Ennio Morricone, l’attrice Sylvia Hoeks e il regista Giuseppe Tornatore)

Il regista ci tiene a precisare che il suo non è un film sul mondo dell’arte ne tantomeno cela in se un sottotesto politico:

Non volevo fare un film che descrivesse il mondo dell’arte che mi ha sempre affascinato, tra l’altro. E che seguo come estimatore. Il mio desiderio era quello di realizzare una storia d’amore partendo dall’idea contemplativa dell’arte. Anche perché l’amore è una forma d’arte…in cuor mio sarei disonesto se dicessi che ho pensato ad un sottotesto politico. Mi sono lasciato andare al racconto, a quel che la drammaturgia imponeva. Senza darmi altri fini se non il racconto di questa storia, che forse è la meno sentimentale dei miei film.

Tornatore ha anche detto la sua sulla crisi degli incassi, la pirateria e il cinema d’autore:

ll crollo degli incassi non è dovuto solo alla pirateria, anche se la pirateria è il cancro del mondo del cinema. Ma stavolta ci sono altre ragioni: la crisi economica, che avrebbe dovuto favorire il cinema, come divertimento a buon mercato, ci ha invece penalizzato, forse perché il biglietto costa troppo. E’ importante diversificare. Sarebbe bello poter offrire una varietà di generi e di linguaggi, da quello epico, a quello storico, a quello intimista, alla commedia. Noi invece ci rifugiamo sempre sulla domanda cosa ha incassato. Però più il ventaglio narrativo è vario, più una cinematografia è forte. Quanto al cinema d’autore ha sempre faticato ad avere rapporto col pubblico perché la dicotomia netta tra cinema d’autore e cinema popolare non ha giovato al nostro cinema. Una commedia popolare che fa ridere ma anche riflettere, pensare, che sotto l’apparente leggerezza tratta temi importanti, un film ben fatto che sia popolare, è cinema d’autore: che non deve nutrirsi del rifiuto del pubblico.

(fonti Cinecittànews, Huffingtonpost.it – Photo Credits | Getty Images)

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