La città ideale, l’incubo kafkiano di Luigi Lo Cascio

di La Redazione

Luigi Lo Cascio, bravo attore di teatro con una buona esperienza anche come attore di cinema, decide di cimentarsi con la regia e ci propone la sua prima opera, La città ideale.

Qunado un attore decide di dedicarsi alla regia c’è sempre una certa attesa intorno alla sua prima creatura e, certamente,  La città ideale di Luigi Lo Cascio, pellicola della quale è anche protagonista, non fa eccezione. Ma cosa ci dobbiamo aspettare da questo film?

Nel primo film di Luigi Lo Cascio c’è tanto. Forse troppo, soprattutto perché è un’opera prima e il novello regista non ha ancora maturato quell’esperienza tale che gli permette di mettere così tanta carne al fuoco. Ma non per questo La città ideale è un film che possa essere facilmente stroncato.

La storia che racconta Lo Cascio è quella di Michele Grassedonia, migrato da Palermo a Siena alla ricerca della sua dimensione perfetta, che trova nella sua casa in cui non c’è acqua corrente e non c’è elettricità, perché lui è ecologista, forse troppo.

Infatti, l’unica volta che si azzarda a guidare un’automobile (lui si muove esclusivamente a piedi) si trova coinvolto in un brutto fatto: dopo aver trovato un corpo esanime in mezzo alla strada e aver chiamato i soccorsi, passa da soccorritore a presunto colpevole.

Siena non è più la sua città ideale e non è poi più così tanto diversa da Palermo, dove Michele dovrà tornare per un processo, un processo kafkiano in tutto e per tutto, che sottolinea la cupezza e lo straniamento della pellicola che diviene un thriller psicologico nel quale la peculiare recitazione del protagonista sembra essere il perfetto proseguo.

Lo Cascio è stato coraggioso, ma forse non abbastanza, e nella pellicola si sente la distanza tra una recitazione perfetta, Lo Cascio dirige se stesso e sa cosa è in grado di fare, e una regia che, invece, sembra rimanere più sospesa, forse pavida, comunque incapace di colpire nel segno.

Fatto sta che si tratta di un’opera prima e, in fin dei conti, con tutti i suoi difetti, mette in luce le potenzialità di Luigi Lo Cascio. La sentenza definitiva è rimandata alla sua prossima pellicola.

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