Festival di Roma 2012, lunedì 12: Il volto di un’altra, Il cecchino, Italian Movies, Pezzi

di La Redazione

Finestra sul cinema italiano selezionato al Festival di Roma 2012, oggi programmazione tricolore corposa con Il volto di un’altra, la nuova commedia di Pappi Corsicato è stata selezionata per il Concorso internazionale, mentre per gli eventi speciali c’è il thriller Il cecchino di Michele Placido, una co-produzione italo-francese che vede nel cast anche Luca Argentero e Violante Placido.

Per la sezione Prospettive Italia oggi è il turno di Pezzi di Luca Ferrari e Italian Movies di Matteo Pellegrini, la proiezione di quest’ultimo sarà preceduta dal cortometraggio Il cinema lo faccio io di Alessandro Valori.

IL VOLTO DI UN’ALTRA

Bella è la conduttrice di un programma televisivo di successo sulla chirurgia estetica. René, suo marito, è un chirurgo che nello stesso programma effettua gli interventi sugli ospiti. Bella viene licenziata a causa del calo di ascolti dello show. Infuriata, lascia lo studio televisivo e, sulla via del ritorno a casa, ha un brutto incidente d’auto e rimane sfigurata. Quello che potrebbe sembrare il colpo di grazia per la carriera di Bella, si rivela invece un’ ottima occasione per rilanciare la propria immagine. La donna decide infatti di farsi ricostruire dal marito un volto totalmente nuovo, un volto con il quale vendicarsi di chi la dava per finita e riconquistare l’amore del suo pubblico…

Il film nasce da una giocosa riflessione sul contemporaneo. È una commedia che in tono ironico e divertito affronta temi che ormai fanno parte del nostro quotidiano, come l’uso della chirurgia plastica, i media, la spettacolarizzazione della cronaca, ecc. Tutto questo attraverso il racconto delle vicende di una coppia di personaggi televisivi pronti a tutto pur di affermare la propria immagine e il proprio successo. Questo film è stato per me un’occasione per raccontare una storia con un linguaggio diverso, mescolando generi che vanno dalla commedia romantica americana al cinema di costume italiano. Così come, per le scene e i costumi, mi sono ispirato al mondo della moda e al cinema giapponese. Tra glamour e funny horror. Fondamentali sono anche la colonna sonora e i riferimenti cinematografici. Attraverso le musiche, ho cercato di costruire un altro livello drammaturgico, mentre i riferimenti cinematografici, che punteggiano il film, stanno proprio a sottolineare che i personaggi si muovono in un mondo di finzione di cui sono al contempo artefici e vittime. L’essere e l’apparire non sono più in contrapposizione ma anzi, in un generale caos di insensatezza, si sovrappongono e conducono a risoluzioni imponderabili. [Pappi Corsicato]

IL CECCHINO

Il capitano Mattei è a un passo dall’arrestare una famigerata banda di rapinatori di banche, quando un cecchino appostato sul tetto spara contro i poliziotti, per consentire ai suoi complici di fuggire. Ma uno dei rapinatori è gravemente ferito e i piani della banda devono cambiare. I banditi si rifugiano allora presso lo studio di un medico corrotto, e rimandano così la spartizione della refurtiva. Mentre Mattei organizza una feroce caccia all’uomo, per ognuno dei criminali inizia la discesa all’inferno…

Il cecchino è il mio Romanzo criminale francese. Nelle pieghe del poliziesco si nasconde anche il tema dei giovani “reduci” dall’ Afghanistan. Il pubblico deve percepire che la nostra civiltà sta attraversando una fase distruttiva dal punto di vista dei rapporti umani. Nel film Parigi diventa l’arena in cui si pareggiano i conti di quella guerra, oltre a fornire un meraviglioso scenario per questo thriller. La mia intenzione era anche quella di analizzare la decadenza occidentale. Sono molto attratto dalla complessità dell’animo umano e mi piace esplorarne il lato oscuro. Lavorando al Re Lear, sia come regista che come attore, mi sono convinto che Shakespeare abbia creato l’uomo moderno, con tutte le sue contraddizioni. Ne Il cecchino mi interessava guardare oltre l’apparenza del personaggio “buono” o “cattivo”, e far riflettere il pubblico su chi è il vero colpevole. Al di là del tema poliziesco, ciò che mi interessa sono gli esseri umani. Abbiamo un fuorilegge, un uomo che sente che la legge non gli corrisponde più, e un altro che non ha più limiti: siamo al centro della tragedia umana. In questo caso, ho fatto un film d’azione ad ampio spettro, senza appesantirlo con un discorso politico. [Michele Placido]

PEZZI

Massimo per i compagni di bisca è “er pantera”. Dalla vita non ha mai avuto niente, solo la miseria della periferia romana, del Laurentino 38. La sua storia è anche quella di Giuliana, Stefano, Rosi, Bianca, Lillo: schegge impazzite, vittime di un’esistenza senza obiettivi vissuta sempre ai margini, schiavi delle violenze subite. Vite piegate dalla droga, dall’alcool, dal cancro, una guerriglia quotidiana. Madri che piangono i figli. Padri che li rinnegano. La paura di tornare in strada dopo la galera. Una botta di coca per iniziare la giornata. Una birra, una grappa e una partita di biliardo per chiuderla. Per questi uomini e donne non c’è, né forse mai ci sarà, posto per la speranza.

Il film nasce come evoluzione di un reportage fotografico sul Laurentino 38, un quartiere periferico a Sud di Roma. Massimo, detto “er pantera”, gestisce un bar che tutti chiamano “bisca”, abusivo, frequentato da ciurmaglia umana in cerca di sballo, compagnia e affetto. Si parla di carcere, di famiglie distrutte, racconti veri e immaginari, pettegolezzi di quartiere: “mi fijo è carcerato” “a me me l’hanno ammazzato”, “quello s’è suicidato”. C’è chi barcolla e chi ha gli occhi rossi e bagnati dalla droga, chi urla, chi ride e chi gioca a stecca, ogni tanto una rissa, e le prese per il culo. La cocaina è ossessivamente presente, sempre, in tasca, nella mente e nel sangue. C’è anche l’eroina, ma “quella è da sfigati”. Una macchina da presa non invadente ha permesso un racconto frontale e diretto, minimizzando tutti quei filtri che avrebbero potuto influenzare la quotidianità dei protagonisti. Passano i mesi e prendo confidenza con il loro linguaggio che è un universo “morale” logico e dissociato. Accolto nella loro intima solitudine, ascolto gli sfoghi repressi, urlati e strozzati, unici, irripetibili, sorprendenti e tragici, a volte grotteschi, gli sfoghi e i silenzi di residui di anime schiacciate da una densa e costante claustrofobica ansia. [Alessio Ferrari]

ITALIAN MOVIES

Una notte, negli studi televisivi in cui si produce una serie televisiva di successo, durante il turno di lavoro delle pulizie degli uffici, un gruppo di immigrati scopre la porta blindata del deposito delle telecamere aperta. A uno di loro, Dilip, viene in mente che si potrebbe “prendere in prestito” una telecamera per girare il video delle nozze di un amico. In breve tempo questo divertimento si trasforma in una vera e propria attività parallela che coinvolge, uno dopo l’altro, tutti i compagni di lavoro, portandoli a osare sempre di più…

Italian Movies racconta i cambiamenti di una società sempre più multietnica, senza però mostrarne i conflitti in modo drammatico, ma anzi con un approccio
più originale e di commedia. Il contrasto tra una società occidentale immobile ed interessata solo al profitto, come la telenovela Tormenti, ed una popolazione che vive di notte, fatta d’immigrati disposti a rischiare tutto per qualcosa in cui credono, capaci di animare ogni luogo con la loro realtà imprevedibile e vitale. Il film vuole divertire ma anche portare il pubblico ad emozionarsi e a riflettere sui valori dell’amicizia e dell’aiuto reciproco. Solo uniti i protagonisti trovano lo stimolo per cominciare l’avventura che, sempre e solo insieme, riescono a portare avanti superando tutti gli ostacoli. La nostra intenzione non è solo quella di mostrare la diffidenza ed i conflitti che dominano la nostra società, ma anche di farne l’occasione per raccontare la vita e le abitudini di persone venute da mondi tanto diversi. Un film che aspira ad essere un viaggio dentro dei mondi nuovi e delle realtà sconosciute al grande pubblico. Un viaggio in luoghi inesplorati della grande città. [Matteo Pellegrini]

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