Addio Anna

di La Redazione

Avrebbe compiuto novant’anni tra poco più di un mese. Ma il destino non ha voluto che Anna Proclemer arrivasse a quell’età, forse anche perché era lei stessa che desiderava da tempo di morire, non sopportando il naturale decadimento che porta l’età.

Impossibile darle torto. Se hai vissuto un’intera vita tra teatro, cinema e i più grandi artisti internazionali, la vecchiaia e il decadimento dei sensi possono essere insopportabili.

 

Anna Proclemer, conosciuta anche come Anna Vivaldi, cognome che scelse per esigenze artistiche, nacque a Trento il 30 maggio del 1923. La vocazione artistica, quella che la portò a dedicare la sua vita all’arte della recitazione, la scoprì molto presto, a soli 12 anni. Una recita scolastica che la lasciò turbata nell’animo e che le fece capire che il suo destino era quello di diventare attrice.

E così è stato. Debuttò nel 1942 al Teatro dell’Università di Roma con Nostra Dea di Massimo Bontempelli. Da quel momento in poii la sua vita è stata il palcoscenico di grandi spettacoli teatrali – il suo repertorio variava da Pirandello, a George Bernard Shaw, a Lillian Hellman fino a D’Annunzio – e anche di tanti film

Protagonista di 15 pellicole e interprete di tanti ruoli minori in tantissime pellicole, Anna Proclemer ha dato il suo contributo al cinema fino allo scorso anno, quando fu Ferzan Ozpetek a riservarle una parte in Magnifica presenza.

Il mondo del teatro e del cinema, ma anche l’Italia tutta, sono uniti nel cordoglio. Lo stesso presidente Napolitano ha voluto esprimere il dolore per questa grande perdita della cultura italiana. Dopo di lui Giorgio Albertazzi, con il quale Anna Proclemer ha avuto un lungo sodalizio artistico e personale.

A lui e alla sue parole lasciamo l’arduo compito di omaggiarla nel giorno della sua scomparsa:

Il dolore è non vederla più. La morte dopo averne tanto parlato è alla fine un evento semplice, lineare. Ci vedevamo spesso voleva che l’aiutassi a morire, non sopportava il decadimento dei suoi sensi e io che pure credo all’eutanasia non ho mai avuto il coraggio di dirle di sì, però la portavo fuori a cena per rallegrarla.

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